Plastico Pompeiano

ll plastico pompeiano è un modello dell'antica città di Pompei realizzato in sughero.
La città, com'è noto, fu sepolta dall'eruzione del Vesuvio del 79 d.C. e riscoperta solo nel 1748.
L'idea di realizzare un plastico che rappresentasse una veduta della città durante gli scavi archeologici venne a Giuseppe Fiorelli, archeologo e direttore degli scavi, alla fine del XIX secolo i lavori di realizzazione iniziarono nel 1861, per essere poi interrotti nel 1879 ed eseguiti da Felice Padiglione, il quale aveva già realizzato opere del genere come i modelli dei templi di Paestum ed il macellum di Pozzuoli.
I lavori vennero poi affidati  poi a Nicola Roncicchi e ripresero nel 1908, quando il plastico fu terminato.
Durante il corso del XX secolo, il plastico subì vari spostamenti tra Napoli e Pompei e talvolta fu anche diviso in più parti per proteggerlo, ad esempio da eventuali danni causati dai conflitti mondiali.
Nel 1950 fu poi collocato definitivamente all'interno del museo archeologico nazionale.
L'opera ha una scala di 1:100 e  rappresenta in certi casi l'unica testimonianza di edifici e decorazioni perdute o a causa dell'incuria o a seguito dei danni causati dalla guerra.
Il modello posa su una base di compensato, mentre tutte le altre costruzioni sono realizzate in sughero, con elementi in marmo e calcare sostituite da stucco o gesso, con inserti in osso.
Gli affreschi sono riprodotti in ogni minimo dettaglio e realizzati o con colori a tempera su base di stucco e stagno o con colori ad acquerello su fondo di carta, questi ultimi purtroppo sono molto rovinati; anche i pavimenti sono in carta, incisa se si tratta di mosaici, mentre i soffitti affrescati non sono incollati al resto della struttura in modo tale da poterli sollevare per permetterne l'osservazione.